08-07-2024 · Visione

Affrontare la sfida investendo nella transizione

Prima di sviluppare le nostre soluzioni di investimento nella transizione dovevamo acquisire una chiara comprensione dei problemi da risolvere. Adesso siamo pronti a condividere i principali criteri che abbiamo seguito per elaborare strategie in grado di affrontare efficacemente la sfida della transizione.

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Thu Ha Chow | Head of Fixed Income Asia, Portfolio Manager

Il termine “transizione”, per sua natura, implica il passaggio da un posto a un altro. Soprattutto, indica uno stato di cambiamento. E il cambiamento non è facile. Il fatto che ci troviamo alle prese con il difficile compito di portare l’intero mondo ad azzerare le emissioni nette entro il 2050 non è sorprendente. L’energia è un motore fondamentale dell’economia, ma il passaggio alle fonti rinnovabili ha ripercussioni di vasta portata su imprese e paesi.

Ciò nondimeno, la transizione energetica procede a spron battuto sotto la spinta sempre più forte di nuove norme e tecnologie. Eppure, quanto facciamo non è abbastanza rapido da riuscire a mitigare l’incombente cambiamento climatico sul quale gli scienziati hanno lanciato l’allarme. Che cosa dovremmo fare, dunque?

Per cominciare, dobbiamo comprendere il problema che stiamo cercando di risolvere. Abbiamo chiesto a Thu Ha Chow, Head of Fixed Income Asia, di dipanare le complessità della transizione spiegando dove ci troviamo, come ci siamo arrivati e cosa noi, in qualità di asset manager, possiamo fare al riguardo.

Da dove nasce l’investimento nella transizione?

“Siamo partiti dall’investimento sostenibile, mettendo l’accento su imprese e settori considerati ‘green’, ovvero impegnati a sviluppare alternative a basse emissioni di carbonio, come le energie rinnovabili. Tuttavia, se consideriamo il percorso di policy individuato dall’International Energy Agency (IEA),1 la costruzione di strutture a basse emissioni rappresenta solo il 15-20% dell’abbattimento necessario. Il problema, come si vede in basso, è che la maggior parte del lavoro va fatto nell’area gialla: ‘make dirty cleaner’ (rendere più pulite le attività inquinanti). Per questo motivo è necessario investire nella transizione, aiutando le imprese e i settori a migliorare i loro processi per creare pratiche ecosostenibili.”

Figura 1: Riduzione delle emissioni rispetto allo scenario STEPS dell’IEA per conseguire l’obiettivo “net zero” entro il 2050

Figura 1: Riduzione delle emissioni rispetto allo scenario STEPS dell’IEA per conseguire l’obiettivo “net zero” entro il 2050

“Tuttavia, in mancanza di una sufficiente chiarezza sul concetto di attività di transizione, c’era una carenza di finanziamenti dettata da timori di greenwashing. Il Quadro di riferimento del G20 per la finanza di transizione (G20 Transition Finance Framework)2 pubblicato nel 2022 è stato determinante per definire linee guida internazionali e quindi creare fiducia. Sulla scia di questa novità, all’inizio del 2023 l’ICMA ha pubblicato un Manuale sulla finanza di transizione (Climate Transition Finance Handbook)3 in cui si delinea un modello in base al quale i green, social e sustainability (GSS) bond possono essere utilizzati non solo come investimenti sostenibili, ma anche nell’ambito di una serie di strumenti per consentire alle imprese e agli organismi sovrani non ancora del tutto decarbonizzati di procedere alla conversione ecologica delle loro attività. Da qui è nato il termine ‘transition investing’ (investimento nella transizione) per chiarire e incanalare più efficacemente i finanziamenti verso il raggiungimento dell’obiettivo ‘net zero’.”

Perché cominciare ponendo l’attenzione sull’Asia e sui mercati emergenti?

“Siamo partiti dall’Asia e dai mercati emergenti perché è qui che la carenza di finanziamenti è maggiore ed è qui che si trovano i settori con maggiori difficoltà di abbattimento delle emissioni, dato che questi mercati sono centri di produzione di risorse e beni manifatturieri. Tuttavia, se vogliamo raggiungere l’obiettivo ‘net zero’, la transizione deve avere portata globale.”

Una volta riconosciuto che investire nella transizione è essenziale, qual è il passo successivo?

“Una volta accettato che la transizione è già in atto, in qualità di asset manager dobbiamo sposare l’investimento nella transizione in quanto parte dell’investimento sostenibile. Mi piace usare l’analogia di un difficile viaggio in auto: ci si può trovare a guidare fuori strada, si può andare a finire in spiaggia, si possono attraversare profondi crepacci. Può essere necessario cambiare le gomme a metà strada per affrontare un terreno accidentato, oppure allentare la pressione degli pneumatici per attraversare un tratto di sabbia spessa.”

La transizione energetica incide su ogni aspetto della nostra economia, dall’inflazione agli assetti geopolitici

“Bisogna studiare bene il percorso e individuare il punto di partenza, ma prima di metterci in marcia dobbiamo essere preparati anche ad affrontare eventuali imprevisti durante il viaggio. La strada da percorrere non è chiara e le sfide lungo il percorso non mancheranno.”

“Qualcuno potrebbe dire che al momento ci troviamo davanti a una serie di ostacoli dovuti al rifiuto degli investimenti ESG in alcune aree, ma questo non è altro che parte del viaggio e della necessità di misurarsi con la realtà della transizione. In quanto asset manager che si addentrano in questo nuovo mondo, abbiamo bisogno di nuovi strumenti per orientarci nel panorama della transizione e dobbiamo pensare a come perfezionarli o svilupparli.”

Da dove cominciamo?

“Cominciamo dalla capacità di adattarci: questa è la natura di ogni buona strategia di investimento. Ci siamo già adattati in passato: lo abbiamo fatto durante il boom delle dot-com, quando abbiamo imparato che non dovevamo investire solo nell’hardware, ma anche nelle imprese di logistica e nei fornitori di software. Lo stesso dobbiamo fare oggi, affrontando il finanziamento della transizione con un approccio di ampio respiro.”

“La lente tradizionale usata per esaminare gli investimenti, con gli attuali modelli economici, non è sufficiente allo scopo. Dobbiamo riconoscere inoltre che l’impatto non riguarda solo i settori direttamente interessati dalle politiche pubbliche, come l’energia o i trasporti, ma che ci sono anche effetti di secondo e terzo ordine. La transizione energetica incide su ogni aspetto della nostra economia, dall’inflazione agli assetti geopolitici.”

Qual è il nostro ruolo di asset manager?

“Dobbiamo finanziare l’adattamento e finanziare il cambiamento. Sostenendo le imprese che stanno cambiando, contribuiamo alla creazione di imprese più resilienti. In qualità di asset manager, inoltre, possiamo essere fornitori di soluzioni, effettuando il lavoro necessario per affrontare e sostenere la transizione.

La velocità e il percorso della transizione energetica condizioneranno i rischi e i rendimenti degli investimenti per i decenni a venire, per cui è essenziale dotarsi di un approccio per gestire questa transizione.”

Quale approccio dovremmo adottare?

“Pensando a come ideare le soluzioni, abbiamo individuato tre criteri che una buona soluzione dovrebbe soddisfare:

  1. Volevamo un quadro di riferimento per identificare le opportunità di transizione utilizzando metriche lungimiranti.

  2. Avevamo necessità di riconoscere le molteplici dimensioni della transizione e le differenze regionali.

  3. Volevamo incorporare la filosofia secondo cui la transizione è il percorso nel processo di investimento, mentre la sostenibilità è la destinazione.

Siamo del parere che, se una soluzione risponde a questi criteri, gli investitori possono identificare le opportunità che di volta in volta emergono nell’ambito di diverse asset class e regioni.

Il nostro è un metodo dinamico, che permette agli investitori di cogliere le opportunità di alpha evitando il rischio

Questo approccio riconosce che l’interazione tra la transizione energetica e le dinamiche economiche, finanziarie, sociali e politiche può condurre a molteplici risultati. Il nostro è un metodo studiato per essere dinamico, che permette agli investitori di cogliere le opportunità di alpha evitando i potenziali rischi.”

Per concludere, quali soluzioni offre Robeco?

“Per soddisfare i criteri individuati per una soluzione efficace (rivolta al futuro, calibrata sulla regione, multiforme e volta a facilitare il percorso di transizione), dovevamo offrire una varietà di approcci. Pertanto, abbiamo iniziato con due strategie obbligazionarie e due strategie azionarie, ciascuna con caratteristiche distinte.”

“Per tornare all’analogia dell’auto: nel caso delle azioni, l’auto proposta per questo viaggio è equipaggiata per andare veloce, investendo in soluzioni e tecnologie all’avanguardia della transizione. Ad esempio, si potrebbe investire in nuove tecnologie che favoriscono la lotta al cambiamento climatico.

“In ambito obbligazionario, invece, seguiamo una rotta più cauta e più lenta, investendo in imprese più tradizionali che si pongono alla testa della transizione adottando tecnologie innovative. Siamo fiduciosi che queste soluzioni daranno avvio al percorso e, in definitiva, riteniamo vantaggioso poter disporre di diverse opportunità.”