23-06-2022 · SI Dilemmas

SI Dilemma: Dobbiamo ripensare il rapporto tra SI e rendimento

Per molti anni gli investitori e gli esponenti del mondo accademico si sono chiesti se per ottenere valore investendo nella sostenibilità si debba per forza rinunciare al rendimento. Ritengo che la questione sia mal posta. Dovremmo infatti chiederci quale tipo di approccio all’investimento sostenibile abbia maggiori probabilità di soddisfare le esigenze di rendimento dei singoli investitori.

    Relatori

  • Rachel Whittaker, CFA - Head of SI Research

    Rachel Whittaker, CFA

    Head of SI Research

Che rendimento interessa (o serve) davvero agli investitori?

La parola rendimento non ha lo stesso significato per tutti gli investitori. Capire le esigenze e le motivazioni di ciascuno (una liquidità di breve termine o un impegno finanziario di lungo periodo) è sempre stato fondamentale per chi consiglia investimenti.

Inoltre, oggi sappiamo che non tutti gli investitori hanno come unico obiettivo il rendimento finanziario: per misurare il successo di un investimento, sono fondamentali anche il rendimento sociale o ambientale, la soddisfazione personale, l’unità familiare o il nostro lascito per le generazioni future. Tutto ciò si riflette nel prossimo regolamento europeo, che impone alle società finanziarie di valutare l’adeguatezza di un cliente basandosi sui fattori ESG e sulle preferenze in ambito di governance e di ambiente, anziché limitarsi all’analisi della sua propensione al rischio, della sua capacità di rischio e delle sue competenze finanziarie.

È un trend che caratterizza diverse aree della nostra società e non solo il settore degli investimenti. Per esempio, sempre più consumatori ormai sanno benissimo che se un prodotto è troppo conveniente, di solito è perché qualcun altro nella catena di approvvigionamento se ne sobbarca il costo.

Un rendimento ridotto è inaccettabile

Nonostante la definizione di rendimento sia sempre più ampia, un numero crescente di investitori sostenibili ritiene di non doversi accontentare di rendimenti finanziari ridotti. Da un sondaggio di PWC del 2021 è emerso che l’80% degli investitori non è disposto ad accettare che gli investimenti sostenibili rendano un punto percentuale in meno rispetto alle strategie non sostenibili.

Anche un sondaggio Natixis dello stesso anno ha evidenziato che solo il 20% degli investitori ritiene giusto sacrificare il rendimento pur di investire nella sostenibilità, rispetto al 64% del 2017. Questo suggerisce che se la performance delle strategie sostenibili non risponde alle aspettative della clientela, gli asset manager sono chiamati a darne conto.

Resta però il fatto che alcuni investitori sono ancora disposti a finanziare attività sostenibili accontentandosi di rendimenti inferiori ai tassi di mercato, forse come alternativa alla più classica filantropia. Pur trattandosi di una condizione che non tutti gli investitori sottoscriverebbero, è comunque indicativa delle diverse esigenze che esistono al momento in fatto di rendimenti.

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Dimostrare di non sacrificare i rendimenti

Ci si domanda perché gli studi accademici non riescano a dimostrare che l’investimento sostenibile non sacrifica il rendimento. Questo però presuppone che l’investimento sostenibile sia una strategia a sé stante, che può essere identificata e studiata. Il che non è vero.

Oggi il mercato dell’investimento sostenibile è estremamente vario. Alcune strategie si concentrano su società ben gestite (il fattore qualità), oppure su aziende che puntano a risolvere i problemi ambientali o sociali. Altre cercano di combinare i due approcci. Altre ancora, invece, preferiscono ricorrere a informazioni ESG finanziariamente non rilevanti, per allineare i propri investimenti ai propri valori (il cosiddetto approccio del “non far danni”). Infine, a influenzare i settori e le aziende possono intervenire anche tantissime questioni ambientali, sociali e di governance.

Vista la grande varietà di approcci, è chiaro che definire un universo di investimenti sostenibili da studiare è forse ancora più difficile che non studiare alcune questioni finanziarie più tradizionali (per esempio se la gestione attiva genera alfa o se l’investimento quantitativo ha più successo dell’investimento basato sui fondamentali).

Isolare l’impatto dell’approccio sostenibile da variabili rilevanti come il contesto di mercato e le capacità dell’investitore è estremamente complesso. Ecco perché, nel mondo degli investimenti, i consulenti sono i benvenuti!

Allineare obiettivi di sostenibilità ed esigenze di rendimento

In qualsiasi approccio di costruzione del portafoglio, le leve principali per ottenere i rendimenti desiderati sono l’allocazione degli asset e la selezione dell’investimento. L’investimento sostenibile non fa eccezione. Le varie asset class rispondono ad aspettative diverse in termini di rischio-rendimento, propongono diversi modi di generare impatto diretto o indiretto e offrono la possibilità di accedere o evitare certi tipi di attività.

Oggi esiste una variante sostenibile praticamente per ogni tipo di approccio – passivo, attivo, tematico, di emissioni pubbliche e private, high yield, investment grade, eccetera. Ma nel selezionare gli investimenti, lo stesso livello di attenzione riservato alla selezione del manager o dei titoli va applicato anche per capire se l’investimento è sostenibile o meno.

L’approccio è sensato? I gestori fanno affermazioni credibili? Tutti i gestori devono sottostare a determinati vincoli, in materia tanto di liquidità quanto di orizzonte temporale o di sostenibilità. Quello che conta è capire se sono in grado di costruire un portafoglio che rispetti i vincoli imposti e che raggiunga gli obiettivi prefissati. E questo vale sempre, a prescindere dalla sostenibilità dell’approccio.

Il nocciolo della questione alla fine è: che obiettivi abbiamo e in che modo l’investimento sostenibile può aiutarci a raggiungerli? È questo l’unico quesito a cui dobbiamo dare risposta.