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08-04-2025 · Previsioni mensili

Debito dei mercati emergenti: i tempi sono maturi

Con il deprezzamento del dollaro e il miglioramento dei fondamentali, il debito dei mercati emergenti si presenta come un’asset class a tutti gli effetti interessante, afferma Meena Santhosh, specialista di investimenti obbligazionari.


    Relatori

  • Meena Santhosh - Client Portfolio Manager

    Meena Santhosh

    Client Portfolio Manager

  • Colin Graham - Co-Head of Sustainable Multi Asset Solutions

    Colin Graham

    Co-Head of Sustainable Multi Asset Solutions

Sommario

  1. L’indebolimento dell’eccezionalismo statunitense frena il rialzo del dollaro

  2. Le obbligazioni dei mercati emergenti costituiscono un’asset class da 8.000 miliardi di dollari

  3. Nella gestione dei portafogli di debito emergente è fondamentale selezionare i titoli vincenti ed evitare quelli perdenti

Un tempo considerate un’area di nicchia a causa dell’instabilità di alcuni paesi in via di sviluppo, le obbligazioni emesse da organismi sovrani e imprese dell’Asia, dell’Africa e dell’America Latina hanno oggi un valore di mercato superiore a 8.000 miliardi di dollari.

Ora il potenziale indebolimento del dollaro dovuto all’incertezza sulle politiche commerciali, l’introduzione di un dazio universale e la minaccia di ulteriori tariffe doganali da parte del Presidente Trump dovrebbero giovare ai mercati emergenti, molti dei quali sono esportatori di materie prime. Con la flessione del biglietto verde, le entrate di questi paesi aumentano convertite nelle rispettive valute locali.

Eccezionalismo statunitense

“Tenendo conto delle differenze di inflazione, il dollaro si trova attualmente al livello più forte dagli anni '80”, afferma Santhosh, Client Portfolio Manager del team d’investimento obbligazionario di Robeco. “Adesso, l’incertezza sulle politiche statunitensi e l’indebolimento dell’eccezionalità statunitense osservati sotto l’amministrazione Trump 2.0 stanno frenando la storica tendenza al rialzo del biglietto verde.”

“L’imprevedibilità delle politiche e l’incertezza commerciale, combinate con i cambiamenti progressivi nella politica fiscale e di difesa in Europa, creano i presupposti per una riallocazione in uscita dal mercato statunitense, che potrebbe smorzare il rialzo ventennale del dollaro USA.”

“Il debito dei mercati emergenti ha registrato performance deludenti negli ultimi 15 anni, ma ciò è da imputare soprattutto alla forza del dollaro, piuttosto che alla debolezza complessiva dei mercati emergenti. Questa situazione potrebbe presto cambiare.”

“I mercati emergenti, in particolare le regioni legate alle materie prime, hanno tutte le carte in regola per trarre vantaggio da questo scenario. Inoltre, si scorgono solide prospettive di crescita anche nei paesi dell’Europa centrale, Medio Oriente e Africa (CEEMEA) che sono integrati nelle filiere industriali europee.”

L’universo del debito emergente è cresciuto enormemente negli ultimi vent’anni

L’universo del debito emergente è cresciuto enormemente negli ultimi vent’anni

Fonte: Robeco, JP Morgan, Bloomberg

La fase post-pandemica

L’asset class del debito emergente è stato duramente penalizzato dalla pandemia di Covid e dall’invasione russa dell’Ucraina, che hanno interrotto le catene di fornitura e portato al default di alcuni Paesi sui propri debiti sovrani. Di conseguenza, molte obbligazioni hanno subito un declassamento del rating.

“Molti di questi Paesi finiti in situazione di sofferenza debitoria sulla scia di questi shock, oltre a quelli interessati anche da difficoltà più generali e persistenti come l’Argentina, hanno da allora concluso, e in alcuni casi completamente risolto, la ristrutturazione del debito”, osserva Santhosh.

“I fondamentali dei mercati emergenti stanno ora migliorando, grazie alla ripresa della crescita, al rafforzamento delle riserve nazionali e ai programmi avviati con l’FMI per rafforzare i propri fondamentali. Ciò si riflette nei rating, ora in tendenza positiva.”

“Gli spread, ossia la differenza di rendimento tra il debito dei mercati emergenti e i titoli di Stato dei mercati sviluppati con rating più elevati, si stanno restringendo, segno che l’asset class sta diventando più stabile e robusta. Ciò apre la strada a prospettive nel complesso più solide per il debito dei mercati emergenti in futuro.”

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Selezionare i titoli vincenti, evitare quelli perdenti

Una futura introduzione di dazi da parte degli Stati Uniti avrà effetti asimmetrici su diversi settori e comparti produttivi, in termini sia di costi che di catene di fornitura. I mercati emergenti sono grandi esportatori di materie prime, come olio di palma, riso, petrolio, metalli preziosi e legname. Quanto al comparto manifatturiero, si va dal tessile alle automobili, dai prodotti chimici ai semiconduttori high-tech, tutti colpiti dai dazi.

“I paesi emergenti dipendenti dalle esportazioni di prodotti manifatturieri verso gli Stati Uniti potrebbero essere molto più vulnerabili di quelli che esportano prevalentemente materie prime”, rileva Santhosh. “Le esportazioni di commodity potrebbero essere meno colpite, perché sono più difficili da rimpiazzare con risorse interne e sono in genere meno soggette alle politiche industriali che interessano i mercati finali.”

“In generale, le aziende dei mercati emergenti che esportano beni manifatturieri sono più sviluppate rispetto agli esportatori di materie prime e i loro bond hanno spread più ristretti, il che li rende più stabili.”

Opportunità di alfa nel debito emergente

“Negli ultimi 10 anni una quota significativa di gestori attivi ha sovraperformato prodotti passivi come gli exchange-traded funds (ETF) nell’ambito del debito emergente”, aggiunge Colin Graham, Co-Head of Robeco Investment Solutions. “Pertanto, avvalersi della gestione attiva in quest’area è molto più consigliabile che nelle asset class all’estremo opposto dello spettro, come l’azionario USA.”

“Alcuni paesi potrebbero essere meno colpiti da dazi o guerre commerciali, o avere maggiore potere negoziale”, afferma Santhosh. “Per questo motivo è importante adottare un approccio selettivo all’investimento in obbligazioni dei mercati emergenti.”

“È necessaria una valutazione caso per caso, poiché alcuni paesi, tra cui il Messico, hanno verosimilmente maggiori possibilità di trovare un accordo con gli Stati Uniti rispetto a rivali geopolitici degli USA, come la Cina.”

Un universo in espansione

Negli ultimi vent’anni l’asset class del debito emergente è cresciuto notevolmente, arrivando a una capitalizzazione di mercato superiore a 8.000 miliardi di dollari alla fine del 2024. Oggi rappresenta l’11% del mercato obbligazionario globale, con una crescita trainata soprattutto dal debito in valuta locale più che da quello emesso in valute forti come il dollaro.

“Molti grandi paesi come Brasile, Cina e India riescono a emettere debito in valuta locale, e dunque non dipendono più unicamente dal ristretto mercato dei finanziamenti in valuta forte”, afferma Santhosh.

“Rispetto alle asset class convenzionali che costituiscono la maggior parte di un portafoglio globale multi-asset, il debito emergente in valuta forte può offrire in media una componente aggiuntiva di performance e diversificazione rispetto ad altre asset class ad alto rendimento all’interno di un portafoglio multi-asset”, aggiunge Graham.

“La nostra ricerca dimostra che, su base storica, un mix di debito emergente e obbligazioni high yield tende a offrire un profilo di extra-rendimento nel complesso più stabile, specialmente se si tiene conto delle differenze di performance tra debito in valuta forte e in valuta locale nel tempo. Questo potrebbe giustificare un ruolo più strategico del debito emergente nei portafogli bilanciati a lungo termine.”