Investimenti sostenibili
Alternative ai combustibili fossili
Trovare alternative ai combustibili fossili è essenziale se il mondo vuole combattere il riscaldamento globale. L’attuale dipendenza dai combustibili fossili, in particolare da carbone, petrolio e gas, non può essere sottovalutata, visto che è arrivata a fornire l’80% dell’energia mondiale.1 Il settore energetico, quindi, produce circa tre quarti di tutti i gas serra emessi ed è di gran lunga il maggior responsabile del riscaldamento globale.2
Carbone, petrolio e gas dominano le emissioni per tipo di combustibile. Ad eccezione delle biomasse, le rinnovabili sono praticamente ad emissioni zero.
Fonte: Il nostro mondo in dati, 2020
Ma alcune fonti alternative sono in continua crescita, con l’eolico e il solare che stanno acquisendo le dimensioni giuste per poter fornire elettricità in modo affidabile e agli stessi livelli del carbone. Le prime cinque alternative ai combustibili fossili sono il rinnovabile, il nucleare, l’idrogeno, le biomasse e l’energia geotermica.
Si definisce rinnovabile l'energia proveniente da fonti naturali in grado di rigenerarsi, come il vento, il sole, le maree e l’acqua. Sono tutte fonti teoricamente inesauribili, a differenza dei combustibili fossili che, a un certo punto, finiranno. Il loro principale difetto è che in assenza di vento, se non splende il sole o se il livello dell’acqua si abbassa, l’energia prodotta può azzerarsi.
L’energia nucleare si libera dalla fissione controllata degli atomi di uranio all’interno di apposite centrali. Non bruciando alcun combustibile, la fissione nucleare non produce emissioni di gas serra. Presenta però alcuni svantaggi, come le limitate riserve di uranio, il pericolo di indicenti e la difficoltà di smaltimento delle scorie radioattive.
L’idrogeno viene prodotto tramite elettrolisi, che scompone l’acqua in idrogeno e ossigeno. Se l’energia necessaria per l’elettrolisi proviene da fonti rinnovabili (idrogeno verde), il processo emette solo vapore acqueo. Se invece deriva da combustibili fossili (idrogeno grigio o blu), contribuisce meno a ridurre le emissioni.
Le biomasse sono materiale organico di scarto, soprattutto legno, piante, residui forestali e compost. Piante come la colza vengono coltivate appositamente per produrre biocarburanti e molte centrali a carbone vengono convertite a biomassa, con l’obiettivo di ridurre le emissioni. Il principale svantaggio delle biomasse è che la loro combustione libera comunque gas serra.
L’energia geotermica si ricava dal calore naturale della Terra, soprattutto quello generato dalle attività vulcaniche. Equivale al 30% di tutta l’energia elettrica dell’Islanda, che la estrae da fonti termiche riscaldate da colate laviche che giacciono a chilometri di profondità. Ha lo svantaggio di poter essere estratta solo in zone caratterizzate da fenomeni vulcanici.
L'interesse degli investitori per le alternative ai combustibili fossili riguarda soprattutto l’eolico e il solare.
Fonte: Robeco Global Climate Survey 2021.
Creating returns that benefit the world we live in
Tutta l’energia di origine non fossile viene definita “energia pulita”, anche se in realtà alcune varianti sono più pulite di altre. Il nucleare, per esempio, è pulito ma a volte pericoloso, come si è visto in occasione dei disastrosi incidenti alle centrali di Chernobyl e Fukushima, e non ha ancora risolto la questione di come smaltire in sicurezza le scorie radioattive.
Negli ultimi anni, l’uso di alternative ai combustibili fossili è cresciuto in modo esponenziale, arrivando a rappresentare il 23,2% di tutte le fonti sfruttate per produrre energia nel 2020.3 In particolare, l’idrogeno è considerato un carburante alternativo per il trasporto di mezzi pesanti (navi, camion e persino aeroplani), anche se la sua produzione dipende dalle forniture di energia esistenti. I progetti legati alle maree sono stati accantonati perché ritenuti troppo costosi.