Investimenti sostenibili
Emissioni di gas serra
Le emissioni di gas serra corrispondono ai livelli di anidride carbonica, monossido di carbonio, anidride solforosa e altri sottoprodotti gassosi dei processi industriali a cui un’azienda ricorre per le proprie attività.
Questi gas sono considerati la causa principale del riscaldamento globale: restando intrappolati nell’atmosfera terreste, infatti, agiscono come una “coperta termica”.
La decarbonizzazione delle aziende – e quindi dei portafogli – è ormai una priorità, visto che il riscaldamento globale diventa ogni anno sempre più evidente. Per combatterne gli effetti, è importante saperne misurare la portata. Il Greenhouse Gas Protocol è stato pensato per stabilire modelli globali completi e standardizzati con cui misurare e gestire le emissioni del settore pubblico e privato, le catene di approvvigionamento e le attività di mitigazione. Nasce dalla collaborazione ventennale tra il World Resources Institute e il World Business Council for Sustainable Development. I suoi principi di calcolo vengono usati da aziende, municipalità e governi per misurare le emissioni di gas serra e l’impronta di carbonio.
Alcune impronte di carbonio sono più evidenti di altre: un impianto che brucia carbone per produrre elettricità ovviamente risulta emettere più CO2 di una banca commerciale. L'impronta della banca dovrebbe essere legata essenzialmente alle emissioni prodotte per il riscaldamento, il raffreddamento e la ventilazione degli edifici. Ma non fatevi ingannare: molti pensano di non inquinare andando su Internet per mandare una email o scaricare un film. Eppure, l’infrastruttura che circonda Internet, compresi i data center ad alto consumo energetico necessari per far funzionare la rete, ha un’impronta di carbonio grande quasi quanto quella delle compagnie aeree.
Le emissioni di gas serra che determinano l’impronta di carbonio sono di tre tipi: Scope 1, 2 e 3. Le emissioni Scope 1 sono quelle generate direttamente dall'azienda, come i fumi di scarico degli aerei. Le emissioni Scope 2 sono quelle create producendo l'elettricità o il calore di cui l'azienda ha bisogno per vendere i suoi prodotti principali. Quindi, una utility dell’elettricità ha emissioni Scope 1 imputabili a infrastrutture e reti relativamente basse, ma emissioni Scope 2 elevate se l’energia proviene da combustibili fossili invece che da fonti rinnovabili. Le emissioni Scope 3, infine, sono causate dall'intera catena del valore, compreso il consumatore finale del prodotto durante il suo ciclo di vita, e sono più difficili da misurare. Una casa automobilistica ha emissioni Scope 1 e 2 relativamente basse per la produzione di un’auto, ma per farla funzionare il proprietario consuma benzina per molti anni, causando emissioni Scope 3 elevatissime.
Emissioni 1-3 delle cinque sezioni IPCC nel periodo 1995-2015, calcolate usando EXIOBASE 3
Fonte: IOPscience
Una soluzione per ridurre l’impronta di carbonio potrebbe essere quella di introdurre una tassa sul carbonio che costringa le aziende a pagare in caso di emissioni superiori a una determinata soglia. In pratica, possono scegliere se aumentare fortemente i costi, mettendo a rischio la propria redditività anche di lungo termine, oppure evitare la tassa riducendo le emissioni di carbonio.