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Rifiuto

08-04-2024 · Previsioni mensili

Aria di primavera per le materie prime, in attesa del mood estivo

Secondo lo strategist Peter van der Welle, la popolarità delle materie prime come asset class è destinata ad aumentare con il profilarsi di un punto di svolta per i fondamentali di mercato.

L’Outlook mensile completo è disponibile qui


    Relatori

  • Peter van der Welle - Strategist Sustainable Multi Asset Solutions

    Peter van der Welle

    Strategist Sustainable Multi Asset Solutions

Sommario

  1. A differenza delle azioni, le materie prime non scontano una ripresa del settore manifatturiero

  2. La frenata della disinflazione sostiene la domanda di materie prime quale strumento di copertura

  3. L’offerta potrebbe essere limitata mentre procede la ricostituzione delle scorte

La crescita dei data center utilizzati per le applicazioni dell’intelligenza artificiale (IA) ha dato impulso alla domanda di rame per i cavi, oltre a quella dei chip di silicio e dei semiconduttori necessari per realizzare i processori. Ciò sta producendo una crescita economica che nel settore manifatturiero tradizionale è assente.

Inoltre, fattori come il ricorso alle materie prime quale strumento di copertura contro l’inflazione, unitamente alle dinamiche di domanda e offerta nel mercato più ampio, implicano che la primavera è nell’aria per questa asset class solitamente volubile, afferma Van der Welle, strategist di Robeco Sustainable Multi-Asset Solutions.

“Alla conferenza tecnologica di Nvidia del mese scorso, il CEO Jensen Huang ha immaginato una nuova rivoluzione industriale”, spiega Van der Welle. “Se l’acqua era la materia prima utilizzata per generare elettricità nella prima rivoluzione industriale, oggi l’elettricità è il mezzo per generare token di dati nelle ‘fabbriche dell’IA’, come le chiama Huang, nel corso del XXI secolo.”

“Con la crescente diffusione dell’IA, l’International Energy Agency (IEA) prevede un tasso di espansione annuo del 15% per queste fabbriche di dati nei prossimi anni.”

Diffusione dei cavi di rame

“Questo, a sua volta, accresce la domanda di rame. Per ridurre il rischio di blackout, i data center di Nvidia sono passati dalla fibra ottica ai cavi di rame, che presentano una maggiore efficienza energetica, assicurano un miglior raffreddamento e sono più economici.”

La maggior parte della domanda di rame proviene tradizionalmente dal settore edile, che ultimamente sta registrando una ripresa sostenuta, stimolata in parte dalle sovvenzioni e dai crediti d’imposta previsti dall’Inflation Reduction Act statunitense per la costruzione di impianti per la produzione di veicoli elettrici.

“Nel team Sustainable Multi-Asset Solutions abbiamo recentemente incrementato la nostra esposizione alle materie prime, compresi i metalli industriali come il rame, portandola a una posizione di sovrappeso”, afferma Van der Welle. A suo dire, questo rinnovato entusiasmo per le materie prime è riconducibile a tre fattori, e non soltanto all’IA.

Segni di ripresa nel settore manifatturiero

“In primo luogo, il ciclo manifatturiero globale si è risvegliato dal suo lungo torpore e le materie prime offrono ora il miglior potenziale di rendimento corretto per il rischio in una prospettiva multi-asset”, osserva Van der Welle. “A differenza delle azioni, le materie prime non scontano ancora una vera e propria ripresa del settore manifatturiero globale, e i segnali di un rilancio su questo fronte si fanno sempre più promettenti.”

L’indice globale dei responsabili degli acquisti (Purchasing Managers Index, PMI) e i dati dell’omologo indice compilato dall’Institute for Supply Management (ISM) statunitense sono saliti entrambi sopra quota 50 a febbraio, prefigurando un’espansione e la fine di una recessione industriale mondiale durata 16 mesi. Gli indicatori anticipatori della fiducia dei responsabili degli acquisti del settore manifatturiero, come le esportazioni di semiconduttori sudcoreani utilizzati per l’IA, suggerivano già verso la metà del 2023 l’approssimarsi di un punto di minimo per l’attività manifatturiera.

Non abboccare all’esca

“Tuttavia, mentre i mercati azionari hanno già scontato uno scenario di ‘nessun atterraggio’ (‘no landing’), prevedendo una risalita dell’ISM Manufacturing Index al livello di 60, i mercati delle materie prime non hanno abboccato”, continua Van der Welle.

“Dal momento che questi ultimi sono mercati spot che dipendono dai fondamentali spot, un’effettiva ripresa della produzione industriale conferisce alle materie prime un maggior potenziale di rialzo rispetto alle azioni in termini di performance. Per contro, se la ripresa del settore manifatturiero si rivelasse una falsa schiarita, il rischio di ribasso per le materie prime sarebbe verosimilmente più limitato.”

Secondo Van der Welle, la recessione del settore manifatturiero è stata insolitamente lunga, ma anche poco pronunciata, poiché l’indice ISM non è mai sceso sotto i 45 punti negli ultimi 16 mesi. Negli ultimi 40 anni, dopo una “lieve” flessione dell’ISM, le materie prime hanno tendenzialmente registrato un rally del 20% in media nell’anno successivo. Dal minimo del novembre 2023 a oggi, le materie prime hanno reso il 5%. Per contro, le azioni globali hanno fatto un atto di fede e da allora hanno già guadagnato il 20%.

Il vantaggio di una disinflazione in frenata

In secondo luogo, si prospetta uno scenario in cui la frenata della disinflazione sostiene la domanda di materie prime quale strumento di copertura contro l’inflazione che ha afflitto il mondo negli ultimi due anni. Nel suo outlook annuale per il 2024 Robeco ha previsto la fine dell’“immacolata” disinflazione, perché l’ultimo miglio da percorrere per riportare l’inflazione dal 3% al 2% si rivela spesso il più difficile per le banche centrali.

Finora i segnali sono coerenti con questo scenario. “Da inizio anno l’inflazione statunitense si è rivelata superiore alle attese e il Citi Inflation Surprise Index, che misura le sorprese sull’inflazione USA, è tornato in territorio positivo, dove probabilmente, a nostro avviso, sarà raggiunto dall’omologo aggregato per il G10”, dice Van der Welle.

“All’inizio del 2024 la crescita dei redditi disponibili in termini reali superava dell’1,5% il tasso di produttività del lavoro, ostacolando potenzialmente il processo di disinflazione negli Stati Uniti.”

“Inoltre, le condizioni finanziarie sono diventate più accomodanti, mentre la crescita della moneta ha toccato un punto di minimo. Le sorprese positive sull’inflazione nel G10 coincidono di solito con una performance positiva delle materie prime, che si dimostrano quindi una copertura efficace contro l’inflazione inattesa; inoltre, la loro bassa correlazione (0,32) con i mercati azionari sviluppati attenua in qualche misura il rischio di drawdown in caso di sell-off dell’azionario.”

Limitazioni sul lato dell’offerta

In terzo luogo, il persistere delle attuali limitazioni sul lato dell’offerta, a fronte di una domanda sostenuta, dovrebbe giovare ai prezzi. “Prevediamo un miglioramento del quadro bottom-up, poiché in diversi mercati delle materie prime permangono pressioni sul lato dell’offerta, che potrebbero dar luogo a una carenza fisica nel medio termine”, afferma Van der Welle. “Pertanto, i fondamentali micro sono sempre più favorevoli a una posizione rialzista sulle materie prime.”

“Ci aspettiamo anche una continua riduzione della produzione di petrolio da parte dell’OPEC+. Quanto ai metalli, l’offerta mineraria si conferma carente e potrebbe subire ulteriori diminuzioni a causa degli investimenti inferiori al trend, della siccità, delle difficili contrattazioni salariali in America Latina e dei blackout in Sudafrica.”

“Inoltre, i rischi per l’approvvigionamento derivanti dalle tensioni tra Israele e Iran, dalle elezioni statunitensi di novembre e da una potenziale offensiva russa in Ucraina durante l’estate potrebbero accrescere i premi al rischio geopolitico incorporati nei prezzi delle materie prime.”

Un settore ancora volubile

Si prospetta quindi una situazione favorevole per le materie prime, anche se è sempre consigliabile esercitare cautela quando si investe in questa asset class volatile.

“Per i trader di materie prime si respira già aria di primavera, ma il mood estivo non è ancora arrivato. Alcuni rischi potrebbero gettare acqua sul fuoco dell’asset class. Il posizionamento in futures sulle materie prime è elevato, e permane un rischio non trascurabile di un atterraggio duro su un orizzonte di 6-12 mesi.”

“Pertanto, a livello globale, potrebbe bastare una ripresa dell’attività industriale più moderata delle attese per produrre una carenza fisica nei mercati delle materie prime.”

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