policy della Federal Reserve (Fed) sono ancora fermi sui massimi. Tuttavia, l’indebolimento dei dati sull’inflazione, potenzialmente abbinato a ulteriori indicazioni di un raffreddamento del mercato del lavoro, mantengono viva la possibilità di un primo taglio dei tassi della Fed a settembre. In ogni caso, con l’economia statunitense che rallenta senza però fermarsi, il rischio di una prima sforbiciata dopo le elezioni statunitensi non può essere ignorato.
Nel frattempo, l’attuale orientamento della Bank of Japan (BoJ) e della People’s Bank of China (PBoC) sembra recare un’impronta prettamente statunitense, in quanto la debolezza dei tassi di cambio costringe questi istituti a mantenere una politica più restrittiva di quanto vorrebbero. Nonostante i segnali di raffreddamento dell’inflazione, si prevede che la BoJ annuncerà una qualche forma di quantitative tightening (QT) e un aumento dei tassi nei prossimi tre mesi. Inoltre, sospettiamo che un ulteriore taglio dei tassi da parte della PBoC, ancorché necessario, sarà rinviato al quarto trimestre.
L’Eurozona, dove la BCE è avviata a ridurre nuovamente i tassi a settembre, sembra più isolata dagli effetti dell’orientamento della Fed a mantenere i tassi elevati più a lungo. Tuttavia, come negli Stati Uniti, le obbligazioni a lungo termine dei paesi fiscalmente più virtuosi, come la Germania e i Paesi Bassi, continuano a sottoperformare i tassi swap. Questa tendenza potrebbe proseguire ancora con l’avvicinarsi delle elezioni statunitensi.
Figura 1 – Prospettive sui tassi di policy delle banche centrali
Fonte: Bloomberg, Robeco, variazioni dei tassi entro la fine del 2024, sulla base di futures e forward del mercato monetario, al 1° luglio 2024
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