La Cina è in assoluto il maggior emittente di carbonio al mondo. Secondo l’IEA (International Energy Agency), al momento il paese è responsabile di quasi il 30% delle emissioni globali di CO2, rispetto al 15% degli USA e al 9% dell’Unione Europea. 1 Per facilitare la transizione serviranno investimenti colossali, soprattutto in ambito di fonti rinnovabili, elettrificazione dei trasporti e creazione di energia nucleare.
Figura 1: cresce la percentuale di CO₂ prodotta dalla Cina rispetto alle emissioni mondiali
Fonte: IEA. Emissioni di CO2 da combustibili fossili in tonnellate metriche.
La velocità con cui le emissioni di CO2 sono tornate a crescere lo scorso anno, nonostante lo stallo provocato dalla pandemia da Covid-19, testimonia quanto sia difficile anche solo mettere in carreggiata le nostre economie. Quindi, sebbene gli ultimi trend in fatto di emissioni di CO2 siano poco incoraggianti, è evidente che il recente cambio di passo al vertice meriti grande attenzione.
L’azzeramento delle emissioni richiede sforzi congiunti in tre direzioni. Innanzitutto, il prodotto interno lordo (PIL) nazionale deve smettere di puntare su settori ad alto consumo di carbonio come la produzione industriale e l’edilizia, privilegiando attività a più bassa emissione come i servizi. Infatti, è da oltre dieci anni che la Cina ha iniziato a prendere gradualmente le distanze dal comparto industriale.
In secondo luogo, il paese deve cambiare mix energetico, sostituendo carbone e petrolio con fonti rinnovabili. Malgrado le ingenti somme investite nell’ultimo decennio in energia idroelettrica, eolica e solare, l’economia cinese rimane fortemente dipendente dai combustibili fossili. In particolare, la Cina ha estremo bisogno di carbone , probabilmente la fonte di energia più controversa in termini di emissioni di carbonio.
Infine, a giocare un ruolo chiave saranno anche i crediti di carbonio. Pur adottando misure radicali, infatti, è improbabile che si giunga a una piena decarbonizzazione senza ricorrere a iniziative di compensazione. Da questo punto di vista, è probabile che le tecniche di estrazione, utilizzo e stoccaggio del carbonio (CCUS), così come la forestazione e la riforestazione, diventino strumenti indispensabili per i governi.
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Sebbene gli ultimi trend in fatto di emissioni di CO₂ siano poco incoraggianti, è evidente che il recente cambio di passo al vertice meriti grande attenzione
Implicazioni per settore
Circa il 90% della CO2 emessa dalla Cina proviene per metà dalla produzione di energia e calore, seguita dall’industria e dai trasporti.2 È logico che queste tre aree saranno particolarmente colpite dalla transizione, in particolare la produzione di energia e calore.
Figura 2: storico delle emissioni cinesi di carbonio
Fonte: IEA. Emissioni di CO2 da combustibili fossili in tonnellate metriche
Le differenze tra settori rimangono notevoli. Per esempio, se le emissioni dell’industria hanno raggiunto il picco già dieci anni fa, quelle generate dalla produzione di energia e calore e dai trasporti non sono ancora ai massimi. Ma alcuni segnali indicano che la tendenza si sta lentamente invertendo e una cosa è certa: negli ultimi anni si è investito molto meno nella produzione di energia a carbone.
Nel frattempo, anche il passaggio a trasporti più sostenibili richiederà un cambiamento drastico, nonché grandi investimenti. Per esempio, sfruttando maggiormente le infrastrutture dei trasporti pubblici, accelerando la crescita dell’uso di veicoli elettrici e migliorando ulteriormente l'efficienza dei veicoli a benzina tradizionale.
Cogliere le opportunità di investimento
Visti i cambiamenti che il raggiungimento della neutralità di carbonio esige in molti settori, per gli investitori è essenziale identificare i principali rischi a cui potrebbero esporsi ed identificare le opportunità più interessanti. Le società più esposte sono probabilmente i produttori di combustibili fossili, in particolare i colossi petroliferi, il cui core business si scontra apertamente con la decarbonizzazione.
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Le società che favoriscono la transizione sono destinate a beneficiare del trend della decarbonizzazione
Molti settori, tra cui quello petrolchimico, le acciaierie e i cementifici, soffriranno se non sapranno gestire al meglio la transizione. Al contrario, le società che favoriscono la transizione sono destinate a beneficiare del trend della decarbonizzazione. Se, in alcuni casi, il probabile impatto della decarbonizzazione è ben noto, in altri le conseguenze rimangono difficili da cogliere pienamente.
Per ora, vediamo buone opportunità in tre aree chiave. Secondo noi, ad aggiudicarsi la maggior parte degli investimenti saranno le fonti rinnovabili. Ma anche i veicoli elettrici rientreranno tra i grandi vincitori. Infine, è probabile che una significativa porzione degli investimenti si diriga verso la riqualificazione delle reti elettriche, le tecniche di stoccaggio dell'energia e l’industria dell’idrogeno.
I recenti annunci ufficiali suggeriscono che, nei prossimi anni, il passaggio all’energia pulita subirà un’accelerazione, con la percentuale di combustibili non-fossili destinata a raggiungere il 25% entro il 2030, rispetto al precedente obiettivo del 20%.3 In virtù del graduale esaurimento del potenziale di energia idroelettrica e del rallentato incremento del nucleare, questo obiettivo implica un’impennata dell’eolico e del solare.
Pechino ha chiarito di volersi confermare leader nei veicoli a nuova energia (NEV), grazie a un apposito piano di recente approvazione. Stando alle previsioni, i veicoli NEV dovrebbero rappresentare il 20% delle nuove automobili vendute entro il 2025, rispetto al 5,4% dello scorso anno.4 Il target per il 2025 è inferiore al 25% inizialmente previsto, il che tiene conto delle difficoltà affrontate nel 2019 e nel 2020.
Figura 3: in Cina record di punti di ricarica per veicoli elettrici
Fonte: IEA, “Global EV Outlook”, 2020
Infine, con le fonti rinnovabili nel ruolo di protagoniste della transizione verso la neutralità di carbonio, serviranno anche ulteriori tecniche di stoccaggio, sia per affrontare la questione della variabilità quotidiana e stagionale dell’energia eolica e solare, sia per decarbonizzare l'intera economia, compresi settori a maggiore produzione di carbonio come le acciaierie e i cementifici.
Da questo punto di vista, è probabile che ci si affidi a due tecnologie complementari (batterie e idrogeno), capaci di convertire l'elettricità in energia chimica e viceversa. La Cina è già leader della produzione di batterie e dispone del 70% della capacità mondiale.5 Nonostante il vuoto d’aria creatosi nel 2020, la produzione si è ripresa rapidamente.
Intanto, anche gli sviluppi sul fronte dell’idrogeno sono destinati ad accelerare nei decenni a venire. La China Hydrogen Alliance, gruppo che rappresenta l’intera filiera, stima che nel 2050 l’idrogeno potrebbe soddisfare il 10% del fabbisogno energetico del paese, rispetto a neanche l’1% di oggi6.
Note in calce
1Fonte: IEA. Dati basati sulle emissioni di CO2 da combustibili fossili nel 2019.
2 Fonte: IEA. Dati basati sulle emissioni di CO2 da combustibili fossili nel 2019.
3Myllyvirta, L., 15 dicembre 2020, “Analysis: China’s new 2030 targets promise more
low-carbon power than meets the eye”, articolo di Carbon Brief.
4Yu, C., 4 novembre 2020, “High-quality growth of new energy vehicle sector prioritized”, articolo di China Daily.
5Gül, T., Fernandez Pales, A. e Paoli L., maggio 2020, “Batteries and hydrogen technology: keys for a clean energy future”, IEA.
6China Hydrogen Alliance, 2018, “White Paper on China Hydrogen and Fuel Cell Industry”, white paper.