Dopo una campagna elettorale aspramente combattuta, Donald Trump ha battuto Kamala Harris diventando il prossimo Presidente degli Stati Uniti. Il Partito Repubblicano ha anche conquistato la maggioranza al Senato, mentre resta ancora da vedere chi controllerà la Camera dei Rappresentanti.
Sulla scia della vittoria di Trump i mercati azionari hanno registrato un’impennata, poiché il tycoon ha promesso alle aziende sgravi fiscali che avranno l’effetto di incrementare gli utili e spingere al rialzo i corsi azionari, con il risultato che l’S&P 500 ha raggiunto un nuovo massimo storico. I rendimenti obbligazionari, tuttavia, sono saliti in previsione di un possibile aumento del debito nazionale USA di 7.000 miliardi di dollari per via degli sgravi fiscali generalizzati per imprese e privati, il cui finanziamento renderà necessarie nuove massicce emissioni di titoli del Tesoro.
“Sebbene l’idea di una vittoria di Trump non sia necessariamente sconvolgente per i mercati, il fatto che questi abbia battuto Harris in tutti e sette gli Stati in bilico cruciali per la vittoria e abbia ottenuto la maggioranza del voto popolare è un fatto degno di nota”, afferma Mariano, portfolio manager del team Robeco Global Macro.
“Conquistando il voto popolare – un fatto che non era stato previsto dai mercati delle scommesse prima delle elezioni – Trump sarà anche il primo presidente repubblicano ad aver vinto sia le elezioni che il voto popolare dopo George W. Bush nel 2004.”
“Anche se i risultati ufficiali per la Camera potrebbero non essere proclamati ancora per diversi giorni, i mercati hanno deciso di puntare ulteriormente sul ‘Trump trade’ nell’ambito di diverse asset class, poiché sembra sempre più probabile che il Presidente eletto si insedierà con un controllo unificato del Congresso.”
Prospettive per una “valanga rossa”
L’andamento generale del mercato è stato finora coerente con l’ipotesi di una “valanga rossa” o vittoria schiacciante dei Repubblicani, che assumerebbero il controllo della Casa Bianca, del Senato e della Camera dei Rappresentanti, come accaduto l’ultima volta durante il primo mandato di Trump dal 2017 al 2021.
“Una valanga rossa rafforzerebbe l’agenda politica di Trump, permettendogli di attuare più facilmente cambiamenti legislativi significativi in materia di commercio, immigrazione e imposte”, afferma Mariano.
“Finora i mercati azionari statunitensi hanno reagito positivamente alla notizia, poiché il programma di Trump contempla politiche che probabilmente sosterranno gli utili aziendali attraverso sgravi fiscali e promuoveranno la deregolamentazione.”
“Tuttavia, i rendimenti obbligazionari statunitensi sono aumentati lungo tutta la curva, producendo un ‘bear steepening’, in quanto i mercati hanno cominciato a scontare un aumento dei deficit e dell’inflazione. I rendimenti a breve hanno iniziato a incorporare i rischi d’inflazione associati a un aumento significativo dei dazi all’importazione a livello globale, insieme alla potenziale deportazione di milioni di immigrati irregolari, nonché le possibili ripercussioni sulle prospettive di politica monetaria della Fed.”
Incertezza sui dazi
Adesso che i mercati hanno cominciato a riflettere in qualche misura l’impatto delle politiche economiche attese di un’amministrazione Trump 2.0, secondo Mariano il loro andamento futuro dipenderà da alcune importanti incertezze riguardo ai tempi, all’entità e alla portata delle diverse proposte.
“Le posizioni protezionistiche di Trump e la sua preferenza per un aumento dei dazi all’importazione sono state ampliamente pubblicizzate, ma non vi è ancora chiarezza sui tempi e sulla portata effettiva delle misure che intende adottare”, sostiene Mariano. “I dazi effettivi potrebbero differire dagli importi citati se Trump userà la minaccia di un loro aumento come strumento negoziale; inoltre, se davvero introdurrà dazi all’importazione universali, sarà importante capire come potrebbero reagire gli altri paesi.”
“È probabile che Trump si concentri innanzitutto sulla politica commerciale nei confronti della Cina, visto il sostegno bipartisan a favore di relazioni più dure con Pechino e considerando che non serve l’approvazione del Congresso per attuare alcune misure.”
Impatto sull’Europa
Mariano ritiene che un aumento dei dazi statunitensi sui prodotti provenienti dall’Europa sarebbe una brutta notizia per l’economia e per le prospettive di crescita della regione, accentuando la pressione sulla BCE affinché tagli i tassi.
“Il resto del mondo dovrebbe continuare a vivere all’ombra dei mercati azionari statunitensi, con brevi fasi di sovraperformance, ma nulla di sostenibile”, afferma. “Con l’aumento dei dazi e dell’eccezionalità statunitense, la selezione delle imprese e dei settori diventerà ancora più importante. Per ora gli Stati Uniti potrebbero rimanere la destinazione primaria per i capitali grazie al vigore del dollaro, ai rendimenti più elevati, alla crescita più sostenuta e ai maggiori livelli di innovazione.”
“La politica in materia di immigrazione giocherà un ruolo cruciale nel definire le prospettive per l’economia statunitense, poiché gli sforzi di Trump per rafforzare il confine e deportare milioni di immigrati irregolari potrebbero avere effetti significativi sull’offerta di lavoro e sull’inflazione negli Stati Uniti.”
Migliaia di miliardi di debito
Presto o tardi l’attenzione si concentrerà sui costi delle politiche di Trump, dal momento che il disavanzo di bilancio degli Stati Uniti si attesta già a 1.800 miliardi di dollari all’anno e il debito nazionale ha raggiunto i 35.900 miliardi di dollari, pari al 122% del PIL.
“La politica fiscale di un’amministrazione Trump 2.0, soprattutto con un governo unificato, comporterà probabilmente maggiori stimoli, una minore imposizione e disavanzi di bilancio più elevati negli anni a venire”, osserva Mariano. “L’amministrazione è intenzionata a prorogare il Tax Cuts and Jobs Act del 2017 e potrebbe ridurre ulteriormente le aliquote dell’imposta sul reddito delle società.”
“Anche se questo stimolo sarà compensato in parte dal gettito dei dazi, il Committee for a Responsible Federal Budget stima che nel prossimo decennio le politiche di Trump potrebbero incrementare il debito nazionale statunitense di 7.700 miliardi di dollari.”
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